Walter Gabetta – Head of Marketing and Business Relations Factory Software
Il consolidamento e la pervasività delle tecnologie digitali sta avvolgendo l’intero ecosistema relazionale, nessuno escluso: dall’ambito produttivo a quello dei servizi, dai singoli individui, i professionisti, alle imprese e l’intera collettività. Non è una trasformazione che prevede un termine, ma un continuo mutamento in un contesto che sarà sempre più “liquido” e veloce.
La domanda più frequente, ad oggi, si basa proprio sull’assunto della mutazione e dell’evoluzione: “Io professionista, io impresa, riuscirò a stare al passo dei miei Clienti/Mercato/Concorrenza nei prossimi 5/10/15 anni?
Domanda difficile a cui dare una risposta. Ancora oggi si assiste ad una carenza di consapevolezza da parte di molti interlocutori, sia nel management aziendale che nelle diverse figure professionali che supportano dall’esterno le imprese, ad assimilare la potenza della pervasività, cioè la “capacità di diffondersi acquistando o imponendo valori e significati nuovi”. La quotidianità è una sommatoria di ingredienti digitali che si uniscono e mescolano in una ricetta talmente complessa che, se non compresa nei suoi sapori e significati nuovi, lascerà non solo l’amaro in bocca, ma rischierà di creare un intenso malessere diffuso.
Alcuni di questi ingredienti, come l’iper-connessione fra i portatori d’interesse, la velocità di propagazione, la qualità dei parametri e dei dati alla base delle decisioni e la capacità di intercettare con vision strategica tendenze e nuovi scenari, saranno i fattori critici alla base della nuova sfida del mutamento.
La Trasformazione Digitale era ieri
Basta parlare di Digital Transformation… siamo già ben oltre. Chi non ha ancora avviato i propri progetti di evoluzione e trasformato oggi, e non ha in programma di farlo a strettissimo giro, non sarà in grado di sostenere il Mutamento, con la M maiuscola, che la trasformazione ha imposto. Rimarrà isolato, in un loop da cui sarà estremamente difficile uscire.
Esiste ancora qualcuno che ha dei dubbi sulla funzionalità del Cloud e sui suoi paradigmi?
Probabilmente è giunto il momento di rientrare da Ultima Thule, il corpo celeste attualmente osservato alla maggior distanza dalla terra.
C’è ancora chi non ha ancora avviato un adeguamento della propria infrastruttura di “collaborazione” con nuova mentalità e strumenti abilitanti?
Quasi sicuramente avrà molto tempo per ragionare sulle conseguenze di questa scelta, considerando la velocità cui si muove il mondo.
Si trovano ancora professionisti che si basano in larga parte sulla sua “esperienza pregressa, storia, consuetudine operativa, trascurando il supporto di metodologie decisionali basate sui DATI?
Difficilmente saranno in grado di prevedere eventuali modifiche del mercato e di anticipare le problematiche cui lo studio potrebbe andare incontro. Si limiterà a ragionare in maniera reattiva, mai proattiva, ritrovandosi sempre a dover rincorrere.
E tutti coloro che continuano ad operare perseguendo una strada di scarsa condivisione e confronto?
Si troveranno ad affrontare il mercato da soli, senza aver attinto alle giuste informazioni e rischieranno di pagare sulla loro pelle la scelta di chiusura fatta.
Il Mutamento a cui si vuol fare riferimento è il risultato della Digital Transformation che è già avvenuta. Questo è il momento del mutamento continuo, dove il concetto di liquidità regna sovrano e la velocità è all’ordine del giorno. Ragioniamo, però, in termini numerici, partendo da un estratto de “ La Repubblica Economia&Finanza” dell’11 giugno 2019:
“I dati sono stati diffusi da Confindustria digitale, che fa notare comunque come nell’ultimo anno tutti i Paesi dell’UE abbiano migliorato le loro prestazioni digitali, mentre l’Italia rimane inchiodata al ventiquattresimo posto: solo con investimenti mirati il nostro Paese può avanzare davvero tra le economie europee. In testa Finlandia (69,9), seguita da Svezia, Paesi Bassi e Danimarca. L’indice italiano si attesta al 43,9, ben al di sotto della media Ue, al 52,5, ma molto più avanti rispetto al 38,9 dello scorso anno e al 36,5 del 2017.
I dati mostrano una nazione lenta, appesantita, che non crede nell’evoluzione e che, ovviamente, rischia di rimanere sempre più indietro. Ed un Paese che non si muove e non si trasforma digitalmente oggi rimane indietro, domani sarà un Paese che soffre. Stiamo perdendo il treno competitività.
Anche l’uso di Internet è basso rispetto agli altri Paesi Ue: il 19% degli italiani non va mai in Rete, e solo il 46% degli utenti Internet utilizza l’e-banking. Siamo molto bassi in classifica anche per l’integrazione delle tecnologie digitali: solo il 10% delle PMI vende online e solo il 6% effettua vendite transfrontaliere.”
Chi può risolvere questo problema?
Come già detto, in molte situazioni il top management aziendale rischia una scarsa consapevolezza non solo del digitale ma anche dell’evoluzione ad esso correlata. Questo è il grosso problema: se le imprese, coadiuvate anche da tutte le figure professionali che le supportano dall’esterno, non riescono a innovare la propria organizzazione, a cambiare modo di pensare, di comprendere i segnali del mercato, ad adottare metodi, strumenti e tecnologia fortemente abilitante nell’ottica digitale, il “GAP” aumenterà sempre più.
Non solo alle imprese, quindi, ma anche e soprattutto ai professionisti e ai consulenti viene chiesto di fare il salto, in quanto in prima persona soggetti a rischio, a fortissimo rischio. Tutti sono chiamati a mutare continuamente il nostro approccio. Il solo “fare”, non basterà più: il tempo del meglio tardi che mai è terminato, benvenuto momento delle mutazioni, delle evoluzioni. Che andranno sviluppate con gradualità, integrandosi e armonizzandosi con l’attuale ecosistema.
La domanda delle domande, quindi, dovrà mutare da “Io professionista, io impresa, riuscirò a stare al passo dei miei Clienti/Mercato/Concorrenza nei prossimi 5/10/15 anni?” a:
Sarò in grado di intercettare le necessità dei miei clienti, ad essere costantemente propositivo, credibile, agganciarmi al loro passo, innovarmi, modificarmi e comprendere su quali attività dovrò focalizzare le mie energie per garantirmi la sopravvivenza?
L'autore
Perito elettronico-informatico, inizio il percorso professionale al’interno di un team di consulenza per l’area tecnico-gestionale, occupandomi di analisi-programmazione su progetti “a commessa”. Nel corso degli anni ho inziato un percorso professione sempre Aziende di estrazione ICT, che mi ha portato a ricoprire ruoli nell’area marketing-vendite e di supervisione di progetti.